PSICHE E ARTRITE REUMATOIDE: L’IMPORTANZA DI UN APPROCCIO INTEGRATO

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L’ artrite reumatoide viene riconosciuta come una malattia cronica invalidante ad eziologia non chiaramente definita ma verosimilmente di origine autoimmune. L’artrite provoca dolore, tumefazione e rigidità articolare connessa a difficoltà dei movimenti. Sebbene l’articolazione sia la parte dell’organismo più coinvolta, l’infiammazione può svilupparsi anche in organi interni (come polmoni, reni, cuore, sistema nervoso, vasi sanguigni, occhi).
L’artrite reumatoide è caratterizzata da rigidità e dolore alle articolazioni che correlano ad aumentati livelli di alcune citochine infiammatorie circolanti nel sangue.

Quando si parla di artrite reumatoide bisogna ricordare che si tratta di una patologia multiforme: sebbene i sintomi siano comuni, l’esordio, il decorso e la sua “remissione” possono variare in base alle risposte di ciascun soggetto, manifestandosi con forme più o meno gravi.
La difficoltà psicologica legata alla malattia reumatica è un argomento particolarmente

sentito dai pazienti, perchè la cronicità della patologia, oltre a problematiche di ordine fisico, comporta spesso difficoltà nell’accettazione della malattia e nelle relazioni con l’altro.
Perché è importante parlare di disagio psicologico nelle patologie croniche come l’artrite reumatoide?

Perché l’essere umano è caratterizzato da due aspetti, mente e soma, che formano una medesima entità. Quando ci son degli squilibri in una delle due automaticamente anche l’altro ne risente. Questo è particolarmente vero nelle malattie croniche come quelle reumatiche. In questo caso non parliamo di una fase transitoria di crisi, psicologica o fisica, ma di un cambiamento permanente che necessita di un nuovo adattamento.

Le reazioni delle persone alla diagnosi di una malattia sono spesso accostate a sentimenti di tristezza, ansia e paura. Bisogna riconsiderare, almeno in parte, l’immagine che avevamo di noi anche alla luce dei cambiamenti che la malattia ci ha portato. Tutto questo genera uno stato di stress a cui non si era preparati. Un supporto psicologico in questi delicati momenti di passaggio diventa certamente utile ed andrebbe accostato ai trattamenti farmacologici.

Il Disagio psichico non è una psicopatologia

Un disturbo psicologico legato alla scoperta della malattia reumatica non è di per sé patologico, anzi in molte situazioni sarebbe più strana la sua assenza che la sua presenza. La diagnosi di una malattia, o la sua cronicizzazione, sono fatti che alterano lo stato d’animo di una persona. La tristezza, l’astenia, paura e tensioni sono comuni. Quello a cui si deve porre attenzione è che il disagio non si trasformi in una vera e propria patologia. Quando la tristezza e l’ansia sono così dirompenti tanto che andare al lavoro, occuparsi della casa, uscire con gli amici, diventano impegni troppo grandi, che richiedono uno sforzo enorme, allora probabilmente il disagio si sta trasformando in altro. Bisogna intervenire su un piano terapeutico affrontando le proprie difficoltà con uno specialista (psicoterapeuta o psichiatra).

La cronicità invalidante e l’imprevedibilità della malattia reumatica può assorbire completamente l’individuo che si sente privo di energie e progettualità verso il futuro. Uno dei sentimenti più ricorrenti e rischiosi è quello di percepirsi unicamente come malati, tralasciando in secondo piano tutte le altre caratteristiche della personalità, comprese le risorse. Dover affrontare anche i compiti più semplici (come vestirsi e lavarsi) alla presenza costante di chi ci fornisce aiuto, destabilizza e deprimono il paziente. Di frequente questi sentimenti pervadono familiari ed amici che non riescono a fornire l’aiuto che vorrebbero. Fermo restando l’importanza farmacologica per la cura delle malattie reumatiche (si rimanda il lettore ad un approfondimento in merito), un approccio integrato che preveda una cura farmacologica associata alla psicoterapia non può che essere un valido sostegno per il paziente ed i suoi familiari.

A cura della Dr.ssa Laura Tullio