L’osteoporosi è una malattia dalla grande incidenza in Italia. Si stima che almeno 4 milioni di italiani ne soffrano e molti di più potranno esserne affetti. L’osteoporosi consiste in una condizione patologica per cui le ossa si rarefanno, perdono la loro densità, e di conseguenza diventano più fragili.
Questa fragilità espone più facilmente le ossa alla rottura anche come conseguenza di una semplice caduta o addirittura di un colpo di tosse. L’elevata incidenza ed i grandi problemi che l’osteoporosi causa sono alla base della fiorente ricerca farmacologica che è stata fatta per cercare di limitare i danni della ‘malattia silente’ per eccellenza.
Sicuramente un lato fondamentale nella lotta contro l’osteoporosi consiste nella prevenzione. Adottare una dieta completa e sana, ricca di calcio e di vitamina D, fare attività fisica per almeno mezz’ora al giorno 3/4 volte a settimana, evitare fumo e abuso di alcol è un buon modo per prevenire l’osteoporosi.
Ma non sempre è sufficiente; il trattamento farmacologico contro l’osteoporosi allora può servire o come integratore per cercare di combattere questa malattia, oppure come vera e propria cura. In ogni caso ricordiamo che l’unica persona che può prescrivere farmaci contro l’osteoporosi è il medico, il quale indica anche assunzione e posologia che devono essere attentamente rispettate per la tutela della salute e per una cura efficiente.
I farmaci per combattere l’osteoporosi
Sono numerosi i farmaci che vengono utilizzati nella lotta contro questa malattia tipicamente occidentale.
Cerchiamo di vedere quelli più importanti.
Gli agonisti del recettore estrogenico sono dei farmaci che svolgono una funzione simile a quella dell’estrogeno sull’osso, ma non comportano nessun tipo di complicazione o controindicazione a carico del seno o dell’utero della donna.
In genere vengono usati per la prevenzione dell’osteoporosi o per la vera e propria cura.
Essi sono per esempio il Raloxifene, alternativa all’estrogeno che soprattutto rinforza e tende a prevenire le rotture a carico della spina dorsale (indicato anche per l’uomo), il Bazedoxifene, ed il Lasoxifene.
Gli estrogeni invece tendono a rallentare il processo della perdita della densità dell’osso, che porta alla loro maggiore fragilità e quindi alla rottura.
In genere gli estrogeni non vengono somministrati alle donne che sono in menopausa da più di dieci anni perché è dimostrato che possono provocare ictus e non sempre sono considerati una cura valida.
Inoltre possono provocare complicazioni come calcoli alla bile e tumori alla mammella, per questo sono sempre meno utilizzati contro questa malattia. L’estrogene più noto è l’Estradiolo.
I bifosfonati, invece, sono dei farmaci che aiutano a combattere la disgregazione delle ossa e la loro fragilità. Possono anche essere utilizzati dalle donne in gravidanza e nella cura della malattia, o come fattore di prevenzione dell’osteoporosi.
Fra i bifosfonati più noti possiamo annoverare l’acido ibandronico, l’ibandronato, l’alendronato, adatto anche per i maschi, e l’acido zoledronico, consigliato soprattutto per la cura dell’osteoporosi per uomini e per donne già affette dalla malattia.
I bifosfonati possono causare alcuni effetti collaterali fra i quali annoveriamo irritazione dell’esofago, nausea, difficoltà a deglutire, dolore all’addome.
Anche alcuni ormoni simili a quello paratiroideo vengono usati per combattere l’osteoporosi.
L’ormone paratiroideo tratta l’osteoporosi soprattutto per le donne in stato di gravidanza. La terapia dura massimo due anni.
Invece la Teriparatide è una sostanza come l’ormone paratiroideo, ma che agisce direttamente sulle cellule ossee dette osteoblasti.
Altri farmaci che possono essere assunti nella lotta contro l’osteoporosi, in caso quelli precedenti non possano essere usati, sono il Denosumab, la Calcitonina di Salmone che rallenta la disgregazione delle ossa bloccando il riassorbimento osseo. Quest’ultimo rimedio in genere non viene quasi mai prescritto perché è il meno utile contro questa malattia delle ossa.